Se ci capitate nella settimana di ferragosto, non sarà una semplice vacanza ma un viaggio nel tempo. Gotland, la più grande isola svedese sul Mar Baltico, rivive ogni anno sette giorni di puro Medioevo, in una quotidianità di costumi, spettacoli e rituali vichinghi.
Noi ci siamo arrivati dal porto di Nysasham, nome difficile da pronunciare ma facile da raggiungere, secondo proverbiale funzionalità svedese, dalla stazione centrale dei pullman di Stoccolma. Tre ore di traghetto sono sufficienti a coprire quel braccio di mare che separa l’isola dalla capitale, ma sono troppo poche per colmare la distanza spazio-temporale percepita.
Si sbarca in un mondo a parte, quasi surreale. La razionalità appena lasciata a Stoccolma, efficiente anche se mai stressante né frenetica, a Gotland si rilassa ancora un po’ lasciando liberi gli animi di sognare tempi lontani e di sentirsi contesi tra spiritualità medievale ed eroismo vichingo.
Le mura medioevali di Visby
Visby è il fulcro dell’isola, città fortificata, dalle suggestive mura circondate dal verde. Si gira a piedi per un intrico di stradine ciottolate che fanno smarrire l’orientamento ad un visitatore distratto. Ad ogni angolo ci sorprende una chiesa, o meglio il suo scheletro che svela gli intimi elementi architettonici di un corpo da tempo senza vita.
Sono le prime ore del mattino e la città è ancora addormentata, forse per i bagordi prolungati fino a notte tarda. Stupisce la pace e il silenzio che permette di sentire il rumore dei propri passi.
Una preghiera corale intonata all’interno di una chiesa che poco prima pareva uno scheletro senza vita, attrae ora sacerdoti e fedeli. Con i loro abiti ricchi e sontuosi, i capelli lunghi e le barbe incolte, la statura alta e la corporatura robusta, sembrano comparse di una sceneggiatura cinematografica nella quale è inevitabile sentirsi una nota stridente del coro, elementi estranei venuti da lontano.
Romantica Gotland
Questa è Visby, città che sa vivere i tempi moderni (da qualche anno è attiva e in crescita l’Università) ma che non rinuncia all’orgoglio delle proprie radici culturali. Esse appartengono ad una terra, da sempre contesa tra Svezia, Danimarca e Germania, dove fiorì a partire dall’VIII secolo una delle più avanzate società vichinghe.
Ogni anno, in agosto, si ricorda l’arrivo del re danese Valdemar Atterdag che nel 1361 invase la città saccheggiandone tutti i beni. Secondo la leggenda che raccontano i Gotlandesi, il re fu poi sorpreso da una tempesta in mare e naufragò insieme al tesoro sottratto. Per una settimana all’anno la città è in festa: non è solo l’indossare costumi d’altri tempi, come se fosse una carnevalesca parata in maschera.
La settimana medioevale di Gotland
E’ piuttosto vivere dentro quei costumi, lavorando per le strade il ferro battuto, filando la ruvida lana che odora ancora di pecora e portando a passeggio i bimbi in anacronistici carretti di legno. La carne di montone arrostisce lentamente sul fuoco e il burro salato si scioglie sul pane mescolandosi con le spezie. Tamburi, zampogne, flauti e canti si protraggono fino a sera, quando è sul mare che tutti lentamente si spostano lasciando la città pressoché vuota.
Come il Doge a Venezia lanciava l’anello in Laguna celebrando lo sposalizio del mare, a Gotland, i Vichinghi del 2000 vi scagliano decine di frecce infuocate, all’assalto di navi pirata immaginarie e squarciano il cielo di indimenticabili istanti luminosi.
Figuranti in costume
Finita la festa, la città si riposa, e indossa di nuovo gli abiti comuni riallineandosi con i tempi moderni. E’ il momento di uscire da Visby, e di perdersi per la campagna, una vastità di spazi che in Italia quasi non conosciamo più. Il mezzo ideale per muoversi è la bicicletta: a Visby è facile trovarne una in affitto e seguire le tre direzioni principali.
Ci si può spingere fino a Faro, l’estremità più settentrionale collegata al resto dell’isola tramite un ferryboat. Qui, zona militare fino a pochi anni fa, l’ambiente ha mantenuto il carattere selvaggio. Non si incontra anima viva, se non qualche ovino al pascolo.
Tipica chiesetta di Gotland
Protagoniste sono le rocce solitarie, raukar in svedese, che si ergono improvvise dal mare con il giallo dei licheni che crescono sulla loro superficie che si staglia contro il blu dell’acqua. Il vento e le onde continuano a plasmare le rocce come materia vivente, fino a che assumono le forme più bizzarre, immortalate poi in tutte le cartoline a simbolo dell’isola.
E’ il Sud invece ad attrarre gli amanti della natura e dell’archeologia. Gli uccelli selvatici trovano riparo nella riserva naturale di Djupvick. Prima di arrivarci, proprio lungo il bordo della strada, affascinano i resti di una tomba vichinga a forma di nave che accoglieva il defunto nel suo ultimo viaggio.
Gotland medioevale
Rimane infine il centro dell’isola che consente di scoprire le incantevoli chiese medievali che sorgono improvvise e isolate, in paesi fantasma che spesso sono solo nomi sulla carta geografica ma non conoscono una piazza, un negozio, un’edicola.
Gotland è un’isola che affascina per i suoi silenzi, i suoi colori e i suoi profumi. Noi l’abbiamo conosciuta con il sole e il cielo terso di agosto, ma dicono che qui le rose fioriscano fino a novembre, per il clima eccezionalmente mite che la contraddistingue. Per crederci non resta che farvi ritorno: una buona scusa per un viaggio fuori stagione
di Chiara Castellani
